Tra i tanti beni materiali e immateriali sotto l’effigie Unesco di cui può farsi vanto la Cechia, c’è anche l’antica tradizione della Cavalcata dei Re. Assai popolare un po’ in tutta la zona della Moravia orientale, chiamata Slovacko, a Vlcnov –tra i centri vinicoli maggiormente apprezzati del territorio- ha la sua rappresentazione più scenografica, in calendario puntualmente ogni anno, a fine maggio.
Con un variopinto e coreografico tuffo nel passato, si rievoca l’episodio del 1469, che vide il re ungherese Mattia Corvino protagonista della fuga, tra l’astuto e il farsesco, dalla battaglia persa contro re Giorgio di Boemia, nei pressi di Uherske Hradiste. Per sfuggire all’esercito boemo, infatti, si travestì da fanciulla. Onde evitare che il vocione lo tradisse, stringeva tra i denti una rosa bianca…
La festa primaverile, con grande sfoggio di abiti e costumi tradizionali e di addobbi coloratissimi, è diventata anche la perpetuazione del rito popolare di ufficializzazione del passaggio dei ragazzi ad adulti. A impersonare re Mattia I d’Ungheria (detto Corvino), infatti, è proprio un ragazzo, che -elegantemente camuffato con un prezioso copricapo dai lunghi nastri ricamati cascanti sul viso e con l’immancabile rosa bianca in bocca- in sella a un bianco destriero bardato a festa, scortato dai suoi cavalieri, si muove tra gente festosa, che si prodiga in danze e omaggi. Una parata fortemente simbolica si, ma anche una sfilata incredibile di splendidi costumi in un tripudio di nastri, fiori, pizzi e ricami, cui fanno da colonna sonora strumenti d’epoca, come il cimbalom (o salterio ungherese). Non mancano danze, tra cui le sfide nel caratteristico verbunk (ballo maschile con salti e acrobazie).
In una giostra di colori, saperi e sapori d’altri tempi, la Cavalcata dei Re fonde storia, leggenda e folklore in una festa tra sacro e profano davvero unica, che avvicina popolo e nobiltà in nome del terra e delle sue tradizioni.
La festa primaverile, con grande sfoggio di abiti e costumi tradizionali e di addobbi coloratissimi, è diventata anche la perpetuazione del rito popolare di ufficializzazione del passaggio dei ragazzi ad adulti. A impersonare re Mattia I d’Ungheria (detto Corvino), infatti, è proprio un ragazzo, che -elegantemente camuffato con un prezioso copricapo dai lunghi nastri ricamati cascanti sul viso e con l’immancabile rosa bianca in bocca- in sella a un bianco destriero bardato a festa, scortato dai suoi cavalieri, si muove tra gente festosa, che si prodiga in danze e omaggi. Una parata fortemente simbolica si, ma anche una sfilata incredibile di splendidi costumi in un tripudio di nastri, fiori, pizzi e ricami, cui fanno da colonna sonora strumenti d’epoca, come il cimbalom (o salterio ungherese). Non mancano danze, tra cui le sfide nel caratteristico verbunk (ballo maschile con salti e acrobazie).
In una giostra di colori, saperi e sapori d’altri tempi, la Cavalcata dei Re fonde storia, leggenda e folklore in una festa tra sacro e profano davvero unica, che avvicina popolo e nobiltà in nome del terra e delle sue tradizioni.